Gesù e il sabato
- Dudau Ioan
- 30 mag 2015
- Tempo di lettura: 2 min

La riflessione di oggi è sul testo di Marco 3:1-5, in cui Gesù guarisce un uomo che aveva una mano paralizzata. Il racconto di questa guarigione costituisce il culmine del contrasto tra Gesù e i farisei. Nei precedenti brani del vangelo di Marco, ogni affermazione solenne di Gesù costituisce per gli avversari un motivo di scandalo “malizioso” e di polemica.
Nel primo, gli scribi contestano a Gesù “il potere di perdonare i peccati” (2:6-7); nel secondo, gli scribi e i farisei mettono in discussione il fatto che Gesù mangi con i pubblicani (2:16); nel terzo, i seguaci di Giovanni e i farisei polemizzano sul digiuno (2:18); nel quarto, i farisei accusano i discepoli di Gesù perché mangiano dei chicchi di grano dopo aver raccolto alcune spighe (2:24); e infine i farisei e gli erodiani deliberano il modo in cui farlo morire, perché Gesù aveva guarito un uomo in giorno di sabato (3:6).
Se nel primo miracolo la gente stupiva “del suo insegnamento, perché egli insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi” (1:22), e rimanevano “sbalorditi per il modo in cui guarisce l’indemoniato” (1:27); in questo episodio la gente tace per paura dei farisei, i quali “avevano già stabilito che se uno riconoscesse Gesù come Cristo, fosse espulso dalla sinagoga” (Gv 9: 22).
I farisei cercavano in qualsiasi modo di precludere ogni possibilità alla sequela, ad essere diverso o a migliorare la qualità della vita identificandosi con il nuovo che avanzava; per i farisei il “vino vecchio” che stava dissolvendosi era migliore e se il nuovo che progrediva e che inevitabilmente aveva bisogno di otri nuovi, non poteva essere accolto in otri vecchi, lo si rifiutava “a priori” (Mc 2:22). È così che la religione si fa idolatria, perché si muove nell’ambito, delle tradizioni, delle lobby e del desiderio di onnipotenza dell’uomo. Ma il vino nuovo ormai è già pronto, il regno di Dio irrompe e sostituisce il vecchio. Vecchio e nuovo non possono stare insieme.
Gesù, indignato e rattristato per la durezza dei loro cuori, che a causa del loro attaccamento alla legge e alla loro griglia interpretativa erano diventati insensibili ai valori fondamentali della Parola dei profeti, disse all’uomo dalla mano paralizzata (che era incapace di afferrare il nuovo e aprirsi al Vangelo): “Stendi la mano!”. Egli la stese e la sua mano tornò sana (3:3-5).
In questo miracolo Gesù evidenzia l’importanza della vita. Ciò si evince dalla domanda che egli pone ai presenti: “È permesso in giorno di sabato salvare la vita? (v.4)”. Pertanto, la guarigione in giorno di sabato è segno del dono della vita e della risurrezione dei morti (come in Gv 5:17-25). Gesù dunque restituisce al sabato il suo valore esistenziale, affinché nel Figlio dell’uomo che è “la via, la verità e la vita” (Gv 14:6) e la risurrezione (Gv 11:25) si celebri la “vita”.
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